Si sono appena concluse in numerose località italiane le celebrazioni, particolarmente solenni, per l’ottantesimo anniversario dell’affondamento della corazzata Roma e delle navi Da Noli e Vivaldi, avvenuto il 9 settembre 1943 nelle acque delle Bocche di Bonifacio tra la Sardegna e la Corsica.
Le più significative sono state quelle di Brindisi al Monumento al Marinaio, di Roma all’Altare della Patria, nonostante i restauri in corso, sulla portaerei Cavour alla fonda sulla verticale dove giace il relitto, con a bordo il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella il Ministro della Difesa, i Capi di Stato Maggiore della Difesa, della Marina, e numerosi rappresentanti politici e invitati.
Tra questi uno molto speciale, lo spezzino Gustavo Bellazzini, 102 anni da compiere il 29 settembre 2023, ultimo testimone vivente di quella tragedia, accompagnato da numerosi famigliari di quei 2021 sfortunati marinai.
Una di queste solenni cerimonie è avvenuta anche in Spagna a Mahón nelle isole Baleari dove, al mattino del 10 settembre 1943, arrivarono sette navi di quelle che componevano la flotta di ventidue unità agli ordini dell’Ammiraglio Bergamini.
Erano le navi Mitragliere, Fuciliere, Carabiniere, Attilio Regolo, Pegaso, Impetuoso e Orsa. Quattro di esse erano arrivate a Minorca e tre quelle che erano arrivate nel Golfo di Pollenza a Maiorca, portando con loro un totale di circa 621 sopravvissuti, buona parte feriti, alcuni in modo gravissimo e i corpi dei deceduti. I marinai delle tre navi affondate che persero la vita furono oltre 1700, finiti con le loro navi in fondo a quel braccio di mare di Sardegna.
Questa parte della storia cominciata il 10 settembre 1943 alle prime luci dell’alba, quando le vedette dell’isola di Minorca cominciano a scorge le navi che si avvicinano alla bocca del porto di Mahon, è sempre stata quasi sconosciuta in Italia. Durò sedici lunghi mesi nei quali tutto quello che è accaduto non rientra più in una storia militare di guerra, ma riveste i caratteri che compongono tutto il mosaico di valori che sono il cardine fondamentale della storia della civiltà a cominciare dalla solidarietà tra tutti i popoli della terra.
In Italia, analizzando la tragedia della corazzata Roma, ci siamo sempre soffermati sull’aspetto militare e politico della vicenda che finisce con l’affondamento della nave.
In Spagna, invece, di quella storia si continua a guardare il lato più vicino al ruolo che hanno avuto gli spagnoli, abbondantemente positivo, in quella circostanza.
L’accoglienza dei naufraghi, a cominciare dall’uniforme estiva dei marinai spagnoli per vestire quelli che erano arrivati ignudi, all‘assistenza sanitaria a 285 feriti, alla sepoltura dei loro morti. La solidarietà spagnola in quella circostanza fu fraterna da parte della società civile e delle istituzioni militari. In Spagna i tempi erano difficili per tutti, a cominciare dalla ricerca del sostentamento quotidiano, alla difesa della stessa propria vita per le violenze e vendette che si trascinavano ancora dalla guerra civile conclusa nel 1939, in cui i militari italiani erano quelli mandati da Mussolini in aiuto della parte nazionalista che tra l’altro bombardarono Minorca. Nel cimitero di Ciutadella sono sepolti i corpi di cinque membri dell’equipaggio di un aereo italiano che era stato abbattuto durante un bombardamento in quella città.
Anche a Mahón ci furono situazioni di tensione estrema. Le convenzioni internazionali prevedevano che le navi italiane in guerra potevano entrare in un porto neutrale come quello spagnolo per un tempo di 24 ore per sbarcare morti e feriti, ricevere rifornimenti di carburante e acqua e lasciare il porto allo scadere. Alla richiesta dei rifornimenti, fu risposto che il carburante non era disponibile, perché l’isola ne era sfornita e bisognava quindi attendere che arrivasse da fuori, facendo passare così il tempo concesso e dichiarando le navi “internate. Nasce così il sequestro delle navi italiane a Port Mahón e vede l’opera di un comandante di Marina, il Capitano di Vascello Giuseppe Marini comandante del Mitragliere e Capo Squadriglia per anzianità di grado, compiere ogni sorta di tentativo per sbloccare la situazione e per gestire il soggiorno di oltre duemila giovani marinai.
Il regime del generale Franco colse al volo la possibilità di usare le navi italiane come merce di scambio nelle sue trattative con gli alleati che avevano smesso di rifornirlo di carburante e di grano a causa della sua fornitura di volframio (minerale usato per indurire l’acciaio) ai tedeschi con il quale fabbricavano le loro bombe.
Nei mesi di soggiorno forzato nel porto di Mahón si presentarono ogni genere di problema che il comandante Marini risolse brillantemente, riuscendo a liberare le navi il 25 gennaio del 1945 anziché alla fine del conflitto il 25 aprile secondo le norme internazionali, ritornando in Patria con tutte le navi e i loro equipaggi, ancora in tempo per partecipare alla guerra di liberazione da cui nacque la nuova Repubblica Italiana.
Tornando alla celebrazione a Mahón, le cerimonie si sono succedute durante due giornate che hanno visto la partecipazione delle nostre istituzioni nella persona dell’ambasciatore italiano in Spagna Giuseppe Buccino Grimaldi, accompagnato dalla sua consorte, dall’aggregato alla difesa dell’ambasciata Capitano di Vascello Simone Malvagna, dal console generale d’Italia a Barcellona Emanuele Manzitti e dalla corrispondente consolare di Minorca Ornella Varesano.
La Marina Militare italiana è stata rappresentata dal comandante e dall’equipaggio del cacciamine Gaeta giunto a Mahon per l’occasione. Tra le autorità spagnole il comandante militare di Minorca colonnello Victor Manuel Herrero Alvarez, il comandante della base navale capitano di fregata Federico Santiago Pèrez Dueñas e vari rappresentanti della difesa spagnola con il presidente e numerosi membri dell’Associazione Veterani Spagnoli Antonio Fernando Villalonga Sintes.
Una nutrita rappresentanza di famigliari giunti dall’Italia e una delegazione dell’ANMI proveniente dalle Canarie che hanno intitolato la loro sezione a Fortuna Novella la famosa “Mamma Mahón” con a capo il loro presidente l’ammiraglio della riserva Gian Paolo Bartolini. In questa occasione la pronipote di Fortuna Novella ha consegnato nelle mani dell’ambasciatore Buccino Grimaldi la decorazione dell’Ordine della Stella d’Italia per la cooperazione conferita a la prozia per la sua opera di assistenza ai naufraghi della Roma dal Presidente della Repubblica Einaudi nel 1952 per essere custodita nel museo della corazzata Roma a Mahón.
Abbiamo cominciato il sabato 9 settembre nella Chiesa della Virgen de Gracias con una messa per i caduti che il Padre Juan Miguel Sastre ha celebrato quasi tutta in italiano in omaggio ai nostri connazionali presenti, successivamente una rappresentanza della Nave Gaeta ha reso gli onori militari ai caduti e l’ambasciatore Buccino Grimaldi ha deposto la corona d’alloro ai piedi dell’altare del monumento. Nel pomeriggio tutti i partecipanti hanno potuto visitare la base navale di Mahón dove ricevettero ospitalità i naufraghi che non erano ricoverati in ospedale. L’incontro con l’equipaggio e la visita al Gaeta hanno concluso la prima giornata.
La domenica 10 settembre alle 9 siamo salpati con il catamarano giallo per l’Isola del Rey dove abbiamo visitato le sale che ospitano il museo della Roma. Le stesse dove nel 1943 furono curati i nostri marinai. Tutti i famigliari venuti per la prima volta al museo hanno potuto vedere le foto dei loro cari esposte intorno al modello della corazzata Roma visibilmente commossi. Il nostro sogno: poter esporre tutte le foto di quei marinai della Roma. Siamo arrivati ad esporre 350 fotografie, sperando sempre di riuscire nel nostro intento. Con la visita a tutte le strutture dell’antico Ospedale, con un piccolo rinfresco offerto dalla Fondazione dell’isola del Rey e il saluto del nostro presidente il Generale Luis Alejandre Sintes, abbiamo concluso la commemorazione dell’ottantesimo anniversario dell’affondamento della nave Roma. Due giorni di forti emozioni che non dimenticheremo per lungo tempo.